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- 25 Febbraio 2014
Domenico si ammala nel marzo del 2005 all’età di 19 anni, appena diplomato, studente d’ingegneria a Reggio Calabria, un ragazzone alto, piazzato, dagli occhi neri ed i capelli rossicci, pieno di vita.
All’improvviso scopriamo che D. è affetto da Linfoma di Hodgking: la malattia si evidenziava con un rigonfiamento allo sterno e con dei noduli sotto-ascellari rigonfi e doloranti.
Non sto a elencare tutto perché la sintomatologia è, bene o male, uguale in tutti i casi.
D. si è sentito crollare il mondo addosso, tutte le sue attese, le sue speranze, i suoi sogni spazzati via da questa notizia.
Ha affrontato tante terapie, protocolli anche sperimentali, ma purtroppo il suo male si presentava aggressivo e resistente. Ha subito due auto-trapianti del midollo a distanza di pochi mesi, ma la malattia spariva solo per due o tre mesi e poi riprendeva.
Si è affidato con fiducia, e per tutto il periodo della malattia, alle cure della dott.ssa Caterina Stellitano, ematologa presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, da lui molto stimata.
In un secondo momento, D. si è sottoposto a ulteriori visite, per consulto, sia in Italia che fuori, ma ovunque andavamo, ci dicevano che Reggio Calabria era un buon centro con medici in gamba.
Ha affrontato anche terapie “sperimentali” in diversi centri d’Italia, Napoli, Bologna, con tanta fiducia ha ripreso più volte gli studi, ma purtroppo per brevi periodi.
E’ stato molto forte nell’affrontare la malattia, sempre speranzoso, dava forza agli altri con parole di conforto. Certo anche lui ha avuto i suoi momenti, ma abbiamo sempre cercato di sminuire l’entità della malattia è stato supportato principalmente dalla fede, dalla famiglia, dai medici, dagli amici, in particolare essi hanno avuto un ruolo molto importante nell’aiutarlo a superare i vari momenti difficili, la malattia si presentava intermittente: luce_ buio_ luce_ buio.
Ha imparato a vedere le cose sotto un aspetto diverso, la sofferenza era per lui un motivo in più per aiutare l’altro.
D. non ha mai abbandonato la speranza di guarire, fino alla fine, ha affrontato difficoltà di ogni genere, ma non si è mai arreso, si è affidato alla fede, pregava molto, recitava sempre il rosario; gli ultimi mesi è rimasto a lungo ricoverato in ospedale: si sentiva al sicuro.
I volontari AIL, angeli sempre presenti, che ringrazio per il servizio prezioso che fanno tutti i giorni, l’hanno seguito con amore.
Io dico a tutti quelli che sono guariti di lottare anche per chi non c’è l’ha fatta, ed anche a coloro che stanno lottando, di avere molto coraggio e fiducia nei medici che vi curano ed abbiate tanta fede perché non siete mai soli.
Domenico nel breve periodo che reagiva positivamente, ha avuto i suoi momenti felici, sembrava non avesse niente; conduceva una vita serena: usciva con gli amici, andava a ballare, a mangiare la pizza, faceva dei viaggi, anche all’estero, insomma conduceva una vita normale come tutti gli altri suoi amici.
Adesso non c’è più dal 30 marzo 2010, e da lassù ci segue tutti i giorni con il suo sguardo d’amore.