Gli effetti collaterali della terapia dipendono dai farmaci, dalle dosi e dalla durata del trattamento. Gli effetti collaterali più comuni e alcuni piccoli consigli per affrontarli sono di seguito riportati. La caduta temporanea dei capelli di solito si verifica nelle prime tre o quattro settimane. E’ una situazione molto personale ed è sicuramente un momento delicato, un consiglio potrebbe essere quello di iniziare ad accorciarli prima dell’inizio della caduta, in modo da rendere graduale il cambiamento. Laddove ci sia un parrucchiere di fiducia, potrebbe essere utile parlarne con lui, per affrontare insieme questo momento e accogliere suggerimenti utili. Un’altra possibilità è l’utilizzo di parrucche, scegliendone di simili al proprio look, oppure di diverse. Utile è l’uso di accessori, quali cappelli, foulard, sciarpe o di qualsiasi altro genere. Qualche mese dopo la fine della terapia i capelli torneranno a crescere, dapprima un po’ più fragili, poi via via più forti, fino alla normalità. La mucosite è un’infiammazione della bocca. Alcuni farmaci lesivi della mucosa del cavo orale o la radioterapia nella regione del collo possono causarla. In caso di mucosite perché la produzione di saliva sarà ridotta, e potrà dare dolore, secchezza della bocca, quindi difficoltà durante la deglutizione, alterazione dei sapori, e di conseguenza inappetenza. La scelta dei cibi da consumare in questi casi è molto importante. Sono consigliati cibi morbidi, pietanze tagliate finemente e amalgamate con preparati cremosi, arricchiti con elementi sostanziosi. E’ preferibile introdurre alimenti o bevande a temperatura ambiente (non freddi né troppo caldi), evitando bibite gassate o a base di agrumi e le spezie. E’ utile prestare particolare attenzione ad una scrupolosa igiene orale dopo ogni pasto. Dopo il lavaggio dei denti si consigliano sciacqui del cavo orale con acqua e bicarbonato (una punta di cucchiaino da tè in un bicchiere d’acqua) o con colluttori medicati che il medico potrà consigliare. Sono utili soluzioni umettanti della bocca e delle labbra. In caso di intenso dolore, che rende impossibile anche solo l’introduzione di liquidi, è da segnalare al proprio medico che dovrà verificare la possibilità di un’infezione da trattare con farmaci specifici oppure può consigliare analgesici per via locale o sistemica. La nausea e il vomito sono effetti collaterali comuni. Sono normali meccanismi di difesa dell’organismo, che in presenza di sostanze “velenose” prova a rigettarle per tutelarsi, facendo attivare al cervello il riflesso del vomito. I farmaci che contrastano questi sintomi si chiamano “antiemetici”; molti di questi sono stati introdotti negli schemi di chemioterapia che più frequentemente possono dare nausea e vomito, per cui questi sintomi dono divenuti sempre meno comuni. Prima e durante l’infusione si può mangiare, ma è consigliata una dieta leggera con piccole quantità di cibo, non particolarmente condito. Per contrastare la nausea si possono mettere in atto alcune strategie che aiutano a mantenere un’adeguata alimentazione senza appesantire la sintomatologia. Intanto conoscersi, capire se particolari odori o sapori o cibi possono in qualche modo sollecitare il senso di nausea. E’ bene cercare di evitarli, favorendo invece quei cibi che risultano gradevoli. Meglio evitare stimolazioni troppo intense, non frequentando la cucina non areata, o assistere alla preparazione di pietanze dall’odore forte. Meglio consumare cibi semplici, in piccole ma più frequenti porzioni; nel bere è meglio fare piccoli sorsi. Se questo non bastasse, il medico fornirà un elenco di farmaci, i dosaggi e la modalità di assunzione in base alla necessità. La perdita di peso che da questi disturbi può derivare può essere transitoria, ma va controllata. L’alimentazione è importante durante tutto il trattamento, perché rappresenta la fonte di nuove risorse per l’organismo sottoposto ad uno sforzo notevole. Il medico, con l’aiuto di un nutrizionista, potrà fornire ulteriori consigli per migliorare l’apporto energetico. Alterazioni dell’alvo: diarrea o stitichezza. Alcuni farmaci possono dare l’una o l’altra. In caso di diarrea è necessario bere molta acqua, per cercare di reintegrare le perdite, e di adeguare l’alimentazione, introducendo alimenti privi di scorie (cibi integrali o verdure). Sono consigliabili invece alimenti come il riso, le patate, alimenti magri e sono da evitare salumi, formaggi, fritti. In caso di stitichezza l’introduzione di acqua rimane importante per idratate le feci e favorirne l’eliminazione con meno fatica; è utile aiutare il movimento intestinale con bevande calde e facendo un po’ di movimento. Anche in questo caso è opportuno regolare l’alimentazione di conseguenza, preferendo cibi ricchi di scorie e fibre. In ogni caso può essere utile consultare il medico per ottenere farmaci che possono essere d’aiuto. Periodicamente vengono eseguiti prelievi ematici di controllo, per verificare i valori dell’emocromo, quella parte degli esami di laboratorio che informa sul numero di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, cioè sulla funzionalità del midollo osseo. La maggior parte dei chemioterapici, infatti, è particolarmente tossica proprio sulle cellule del sangue, causandone una produzione ridotta. I globuli rossi trasportano emoglobina, una proteina a cui è legato l’ossigeno che dai polmoni va al resto degli altri organi. Quando l’emoglobina è bassa a causa della chemioterapia l’apporto di ossigeno è ridotto e si avvertono stanchezza, sonnolenza, affaticabilità, fiato corto. Quando i valori sono particolarmente bassi, a volte, in casi particolari, possono essere necessarie anche delle trasfusioni di sangue. Le piastrine sono dei piccoli frammenti di cellula, coinvolte nel meccanismo della coagulazione. Durante la terapia possono più facilmente comparire dei sanguinamenti, anche per piccoli traumi, dal naso (epistassi) o dalle vie urinarie (ematuria). Segni o sintomi di sanguinamenti non apprezzabili non devono essere sottovalutati, come la comparsa di cefalea intensa o dolori addominali o toracici, soprattutto quando non sembrano regredire. Infine i globuli bianchi, ed un particolare sottogruppo di questi che sono i neutrofili, come sopra riportato sono incaricati di difenderci dai batteri. Quando a causa delle cure questi sono in numero ridotto, si rimane temporaneamente sprovvisti di difese e si è particolarmente suscettibili nei confronti di infezioni. I batteri possono penetrare facilmente e crescere in alcuni organi, più facilmente le vie urinarie o i polmoni. La febbre è il sintomo più importante, che non deve mai essere sottovalutato durante il trattamento e va sempre segnalato al medico. Per evitare questa complicanza il medico valuterà quando e come prescrivere antibiotici o altri farmaci. Nel frattempo sarà utile essere prudenti nel frequentare posti particolarmente affollati con scarso ricambio d’aria, o soggetti ammalati. Alcuni farmaci possono dare intorpidimento muscolare, soprattutto all’estremità, formicolii a mani e piedi. Per quanto riguarda la radioterapia invece, gli effetti collaterali ad essa correlati dipendono dalla zona irradiata, dal tipo di trattamento e dalla dose. Per esempio, se il trattamento è mirato alla regione del collo, si potranno avere mucositi, oppure nausea o vomito. Se è interessato il basso addome, si potrà avere diarrea o addominalgia. La cute interessata può essere irritata, e se il campo di trattamento comprende i capelli questi possono cadere. Il trattamento sul torace può dare sensazione di fiato corto, o bruciore. Un aspetto molto delicato riguarda la fertilità. Molte chemioterapie possono compromettere la capacità riproduttiva. Per gli uomini si può considerare la possibilità di conservare una quota di spermatozoi attraverso la criopreservazione. Per le donne esiste la possibilità di prelevare e conservare gli ovociti. E’ importante discutere col proprio medico di questa situazione.