- by Martina Manni
- 29 Maggio 2023
La biopsia del linfonodo ingrossato, e cioè il prelievo di tessuto dal linfonodo che verrà successivamente analizzato al microscopio, è l’esame fondamentale per arrivare a una diagnosi precisa di linfoma e alla corretta identificazione del sottotipo. Secondo l’ultima classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) esistono oltre 80 sottotipi diversi di linfoma. Diagnosticare quello corretto è di fondamentale importanza in quanto da questo dipendono la scelta della strategia terapeutica e la prognosi.
Il secondo fattore che guida la scelta terapeutica è lo stadio della malattia. La stadiazione è lo studio dell’estensione della malattia ossia la precisa individuazione delle regioni del corpo interessate dal linfoma. Il metodo di stadiazione maggiormente utilizzato nei linfomi si basa sulla revisione di Lugano del sistema di Ann Arbor, che distingue quattro diversi stadi di malattia in base al numero delle sedi coinvolte e alla loro localizzazione:
- STADIO I. Interessamento di una singola regione linfonodale (un linfonodo o più linfonodi contigui, I) o una singola sede extralinfatica senza coinvolgimento linfonodale (IE)
- STADIO II. Interessamento di due o più regioni linfonodali dallo stesso lato del diaframma (II) o estensione locale extralinfatica e una o più regioni dallo stesso lato del diaframma (IIE)
- STADIO III. Interessamento di regioni linfonodali in entrambi i lati del diaframma (III), accompagnate o meno da un’estensione locale extralinfatica (IIIE)
- STADIO IV. Diffuso coinvolgimento di una o più sedi extralinfatiche, con o senza coinvolgimento linfonodale
Inoltre, in caso di presenza di una singola massa nodale particolarmente grande, allo stadio si aggiunge il termine “Bulky”. Gli esami e le procedure che vengono normalmente eseguiti per poter definire correttamente lo stadio sono: anamnesi ed esame obiettivo, esame clinico completo con valutazione delle stazioni linfonodali superficiali, TAC (tomografia assiale computerizzata), PET (tomografia a emissione di positroni), e aspirato midollare o biopsia osteomidollare. In alcuni casi specifici possono inoltre essere richiesti esami aggiuntivi come: valutazione otorinolaringoiatrica, TAC o RMN cerebrale, scintigrafia scheletrica, ecografia testicolare, studio radiologico e/o endoscopico del tratto gastroenterico, esame citologico chimico-fisico del liquido cefalo-rachidiano.
Agli esami eseguiti per la stadiazione della malattia, sono associate delle ulteriori indagini utili a definire gli indici prognostici e a fornire una migliore valutazione complessiva del paziente, come descritto nell’ultimo articolo pubblicato sul nostro sito (https://www.linfovita.it/component/k2/item/471-fattori-e-indici-prognostici-nei-linfomi-cosa-sono-e-a-cosa-servono.html).
Sulla base di tutte le informazioni raccolte, il medico formula una proposta terapeutica. Gli strumenti terapeutici standard per il trattamento dei linfomi sono la chemio-immunoterapia, la radioterapia e, in alcuni casi, il trapianto di midollo osseo. Gli stessi esami eseguiti per la stadiazione vengono generalmente ripetuti al termine della terapia per valutare la risposta al trattamento, che fornisce un’idea di quanto questo sia stato efficace nel contrastare la malattia. Sulla base di specifici criteri di risposta validati a livello internazionale, questa può essere definita come risposta completa, risposta parziale, malattia stabile oppure progressione. Successivamente ha inizio il periodo di follow-up, che consiste in controlli periodici la cui cadenza e le cui modalità variano in base all’istologia, allo stadio inziale e alla risposta al trattamento. Tali controlli hanno lo scopo di monitorare il decorso clinico, rilevando in maniera tempestiva una eventuale ripresa di malattia, una nuova patologia correlata alla precedente o effetti dannosi dovuti al trattamento.
Per saperne di più puoi consultare gli opuscoli informativi disponibili sul nostro.
Fonte: Linee guida AIOM 2018 Linfomi (https://www.aiom.it/wp-content/uploads/2018/11/2018_LG_AIOM_Linfomi.pdf)