- by admin
- 31 Maggio 2021
Ad aprile 2021 sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Journal of Clinical Oncology i risultati di uno studio clinico dal nome “Elderly Project”. Questa ricerca promossa dalla Fondazione Italiana Linfomi, è stata condotta in 36 centri di oncologia ed ematologia italiana e ha coinvolto più di 1300 pazienti con diagnosi di linfoma diffuso a grandi cellule B, di età uguale o superiore a 65 anni, e sottoposti al momento della diagnosi alla valutazione geriatrica.
La valutazione geriatrica è uno strumento utilizzato per definire lo stato di fragilità del paziente anziano.
Il modello maggiormente utilizzato è basato sulla compilazione da parte del paziente con l’aiuto del medico di alcuni questionari.
Tali questionari hanno lo scopo di valutare il grado di autonomia del paziente nello svolgimento delle attività di vita quotidiana (mangiare, vestirsi, lavarsi, gestire il denaro, gestire la casa, usare il telefono, etc) e la presenza di eventuali altre patologie (cardiache, diabete, etc).
Sulla base del risultato, viene calcolata la categoria di rischio a cui appartiene il paziente ossia FIT, UNFIT, e FRAGILE, e il trattamento viene deciso di conseguenza.
Ma la novità di questa ricerca è stata quella di incorporare la valutazione geriatrica appena descritta all’interno di un nuovo modello prognostico, il cosiddetto EPI (Elderly Prognostic Index) che comprende anche l’età del paziente, le caratteristiche del linfoma e il valore dell’emoglobina. In questo modo si identificano tre nuove categorie di rischio (basso, intermedio e alto), la cui prognosi/sopravvivenza è completamente diversa.
Tale sistema ha dimostrato che serve l’integrazione di tutti questi parametri per definire il trattamento migliore per il paziente. In altre parole, pazienti ultraottantenni in buone condizioni generali possono ricevere trattamenti simili a quelli dei pazienti più giovani con le dovute accortezze, portando ad un miglioramento della sopravvivenza di tale gruppo evitando tossicità inutili.
D’altra parte, l’EPI può aiutare anche nella scelta della terapia per quel gruppo di pazienti a più alto rischio, scelta che rappresenta spesso una sfida per un onco-ematologo.
Questo nuovo modello si basa su parametri semplici, che possono essere facilmente utilizzati dagli onco-ematologi per migliorare la valutazione iniziale del paziente anziano con diagnosi di linfoma diffuso a grandi cellule B, e di conseguenza per scegliere il trattamento più opportuno. Tuttavia, saranno necessari studi più ampi prima del suo utilizzo nella pratica clinica.
Fonte: Francesco Merli e Stefano Luminari, Journal of Clinical Oncology, aprile 2021