- by Martino Micheli
- 25 Giugno 2021
Dal 18 al 22 giugno 2021 si è svolta in modalità virtuale la sedicesima edizione del congresso internazionale sui linfomi maligni (https://www.icml.ch/icml/home.html), durante la quale sono stati presentati i risultati di importanti ricerche condotte non solo in Italia ma in tutto il mondo.
Tra le ricerche presentate, una in particolare riguarda uno studio interamente italiano dal nome MIRO, condotto in pazienti con diagnosi di linfoma follicolare in stadio limitato. Il linfoma follicolare in stadio I o II è considerato una malattia localizzata che può essere adeguatamente trattata con la sola radioterapia e che nel 50% circa dei pazienti può essere addirittura guarito.
Lo studio MIRO è stato attivato con l’obiettivo di identificare precocemente i pazienti a rischio di recidiva dopo la sola radioterapia, e per i quali l’aggiunta dell’immunoterapia con ofatumumab (anticorpo monoclonale anti-CD20) potrebbe migliorare la sopravvivenza. Nello studio sono state utilizzate tecniche di biologia molecolare per misurare quantità minime di malattia residua monitorando la presenza della traslocazione BCL2/IGH che caratterizza il linfoma follicolare. La traslocazione è presente nella maggioranza dei pazienti alla diagnosi, prima dell’inizio della radioterapia e generalmente non è più rilevabile dopo una terapia efficace.
110 pazienti con diagnosi di linfoma follicolare in stadio I/II hanno preso parte a questo studio presso diversi centri di oncoematologia italiani. I campioni di sangue periferico e aspirato midollare dei pazienti sono stati inviati presso alcuni laboratori qualificati per la ricerca della traslocazione BCL2/IGH appartenenti alla rete della FIL MRD network. La persistenza della traslocazione dopo radioterapia è stata usata nello studio MIRO’ per identificare pazienti a rischio di recidiva da avviare a terapia con ofatumumab.
Nello specifico, la valutazione dei campioni al termine della radioterapia ha rilevato la persistenza della traslocazione nel 60% dei pazienti. Questi pazienti, o quelli che risultavano positivi alla traslocazione ad una delle successive visite, sono stati trattati con ofatumumab. L’immunoterapia è risultata essere efficace nel 92% dei pazienti, nei quali quindi la ricerca della traslocazione in seguito al trattamento con ofatumumab è risultata negativa.
I risultati dello studio dimostrano che nei pazienti in cui persiste la traslocazione BCL2/IGH, il consolidamento con immunoterapia dopo radioterapia permette un miglioramento della risposta. I dati più maturi dello studio verificheranno se il trattamento utilizzato sarà in grado di migliorare l’efficacia della cura.
Fonte: A. Pulsoni, 16-ICML, giugno 2021